Il settimo anniversario di “Bajirao Mastani”

Sanjay Leela Bhansali

UNA DELIZIA VISIVA DI SANJAY LEELA BHANSALI

Bhansali dopo la visione del film epico “Baahubali” (2015) comprese che l’estetica dei film sulle battaglie era mutata e che il pubblico non si sarebbe più accontentato di una versione drammatica della storia, cosa che nel passato poteva avere grande successo.

Così con “Bajiaro Mastani” (2015) studia un nuovo linguaggio estetico (migliorando quello già posseduto) che diventa lo stampo della sua casa di produzione “Bhansali Productions”.

 

IL REGISTA

Sanjay Leela Bhansali è un regista, produttore, sceneggiatore e direttore musicale bollywoodiano. Considerato uno dei registi di maggior successo nel cinema indiano, Bhansali ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Padma Shri, il quarto riconoscimento civile più alto in India.

E’ particolarmente apprezzato dal pubblico per l’attenzione ai dettagli e lo studio cromatico e geometrico delle sue inquadrature.

Rivediamo insieme alcuni punti che hanno reso il film “Bajirao Mastani”, il film più apprezzato dell’anno 2015.

 

 

TRAMA E CASTING

Il film è basato sul romanzo “Rau” (1972) di Nagnath S. Inamdar e narra la storia di Bajirao I. Il sovrano Bajirao sposato con Kashi, si innamora di Mastani, una principessa guerriera in pericolo. Lottano per far trionfare il loro amore tra l’opposizione della sua famiglia conservatrice.

Sebbene Kashi (Priyanka Chopra) appaia meno tempo sullo schermo rispetto ai personaggi principali, ella rende il film tanto suo quanto della coppia, risplendendo di grazia, equilibrio e moderazione ogni volta che appare sullo schermo.
La telecamera è occasionalmente distratta dalla bellezza di Mastani, ma Deepika Padukone riesce comunque a dare profondità al suo personaggio.

Per distinguersi in presenza delle bellissime donne il regista seleziona Ranveer Singh, il quale ha offerto in questo film una delle sua migliore performance fino ad oggi. In questo film Ranveer interrompe la ripetuta enfatizzazione dei corpi maschili ben tonificati, che è ormai diventato parte fondamentale nella presentazione del personaggio maschile nei film Bollywood di questi tempi.

L’uso del linguaggio è ben studiato: anche se gli attori non sono esperti nella lingua marathi, il dialetto che questi personaggi parlano, mescolato con l’hindi, scorre con naturalezza. Non si nota alcun accento forzato da parte degli attori e questo, insieme alle loro intonazioni, rendono i loro discorsi piacevoli da ascoltare.

Il tono narrativo è incantante anche quando è operistico e melodrammatico. Si tratta di una scelta narrativa interessante considerando che i due protagonisti sono in realtà figure storiche e il loro romanzo non è un racconto apocrifo. Questo conferisce al film un tono poetico che narra drammatizzando gli avvenimenti senza però compromettere l’attendibilità ai manuali di storia.

 

 

BATTAGLIE SIMULTANEE: CUORE E POLITICA

Il film parla di due battaglie simultanee combattute da uno dei più grandi guerrieri conosciuti in India: la prima per espandere l’impero di Chhatrapati e la seconda per ottenere l’accettazione di Mastani nella famiglia, in quanto seconda moglie e di fede islamica.

Evidente è il rimando a “Anarkali” (1953) di Nandlal Jaswantlal ed a “Mughal-e-Azam” (1960) di K. Asif, il racconto popolare sull’amore tra il principe e la schiava Anarkali. Innegabile anche il richiamo a “Jodhaa Akbar” (2008) di Ashutosh Gowariker, in cui si narra l’alleanza politico-romantica del principe Akbar (musulmano) con Jodha Bai (induista).

A differenza di questi film però “Bajirao Mastani” non divinizza la storia d’amore perché focalizza sulla centralità del protagonista maschile che si trova ad affrontare le domande scomode sull’infedeltà e sulla legittimità della relazione extra-coniugale con Mastani.

Mentre il film genera sentimenti di rabbia o ipocrisia nei confronti di Bajirao, chiama inevitabilmente in questione anche l’ipocrisia della sua famiglia e dei suoi consiglieri che, sono disposti ad accettare Mastani come sua concubina, ma non come sua seconda moglie.

 

 

“LARGER-THAN-LIFE SETS” e I COSTUMI

Mentre la maggior parte dei registi contemporanei si orientano verso soggetti realistici, i set cinematografici di Bhansali sono entrati nella storia del cinema indiano per essere visivamente spettacolari, un’impresa che solo lui può osare a realizzare. Spesso i set del regista diventano delle vere e proprie mete turistiche presso il Filmcity a Mumbai. Ogni luogo sotto la regia di Bhansali è investito di carattere e personalità.

Anche il modo in cui vengono usati i tessuti e i colori per creare i costumi è affascinante. Basta notare la canzone “Deewani Mastani” dove prevale la monocromia, ma niente passa inosservato grazie alla minuziosa selezione delle tinte: si nota bene che le ballerine in secondo piano indossano abiti di due tonalità diverse da Deepika per mantener la protagonista in risalto.

I costumi così come i set, contribuiscono nel rendere il film una delizia visiva.

 

 

 

Si tratta, quindi, di un film bello e coraggioso. Splendido per le sue visuali e allo stesso tempo audace nella sua posizione sulle religioni, nell’approccio alla storia e nella riluttanza a dipingere gruppi religiosi o i suoi personaggi.

Articolo a cura di Mega Ehsaas.